Mamma

La valigia della partoriente

“L’hai preparata la valigia?”. Ogni mattina alle nove in punto alzo la cornetta e la voce di mia madre mi rimanda sempre la stessa domanda da quasi due mesi, da quando cioè sono entrata nell’ottavo mese. La valigia è là, un parallelepipedo scuro appoggiato all’armadio che sembra ammonirmi ogni volta che entro in camera “Hai messo tutto? Sicura di non aver dimenticato nulla? Guarda che non puoi ridurti come al solito all’ultimo momento, quando arrivano le doglie deve essere tutto pronto!”.

Ebbene sì, non sono quella che si definisce una persona precisa, ma al parto mi sono preparata proprio bene: corso preparto, lettura di montagne di libri, riviste, post su blog e portali vari. Sono pronta!

Ovviamente quando arriva il grande momento? Sono sola in casa e nonostante le raccomandazioni di mia madre e di mio marito, sto pulendo di fino, anche se con questa pancia i miei movimenti sono rallentati. All’improvviso una fitta, come se mi scappasse da andare in bagno. Mi fermo un attimo: passa. Falso allarme. Riprendo il lavoro. Un’altra. Mi rifermo, ripassa, riprendo e così per 2, 3, 4, 5 volte. Alla sesta mi attacco al telefono. Mio marito non è raggiungibile. E adesso? Mi rifiuto di chiamare mia madre, che tra l’altro non guida neanche, ma mi sommergerebbe di raccomandazioni e teloavevodettodinonrestaresolaincasa. Riprovo con mio marito. Squilla. “Vieni subito le doglie” urlo, “Sei sicura?” risponde mio marito che è un flemmatico e non si smuove neanche davanti al primo figlio e ad una moglie isterica “Corri” gli dico, mentre sento i dolori farsi più vicini “Il primo parto non è mai veloce, stai tranquilla” mi dice lui ricordando quello che ci hanno detto al corso “Stai tranquilla, mezz’ora e sono a casa” Ma perché l’ho portato con me al corso? “Muoviti, corri!” gli dico e chiudo il telefono. Mi vesto in fretta, pancia permettendo, e comincio a girare per la casa in preda al panico. Seduta sto scomoda, mi alzo e mi stanco. Intanto il dolore è diventata una fitta continua. Aiuto! Non ricordo più niente. Dovrei respirare, camminare, correre o stendermi sul letto? Non so che fare. Devo uscire di qua. Esco di casa e mi tiro la porta. Giù al portone scruto l’orizzonte, conto le macchine scure che passano per ingannare l’attesa quando ecco finalmente quella di mio marito! Salgo in macchina e gli dico “Ospedale” la mia voce ormai è un rantolo. Arriviamo al pronto soccorso mi visitano e mi spediscono in sala parto. “Le porti la camicia da notte” dice l’infermiera a mio marito. Oddio la valigia! E’ rimasta a casa. E le chiavi sono nella serratura dietro la porta!

Morale: mia madre me ne porta una delle sue, di un terribile beige vecchiarella in sovrappeso, e davanti alla porta della sala parto non può proprio risparmiarsi un “Sei sempre la solita! Te lo avevo detto: tieni la valigia sempre a portata di mano!” Un incoraggiante sostegno prima della grande prova!

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