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Natalità in calo e matrimoni in flessione, lo scenario demografico italiano nel 2023

La natalità in Italia sta attraversando una fase di notevole cambiamento, caratterizzata da una diminuzione preoccupante del numero di nascite e da una serie di mutamenti nelle dinamiche sociali e familiari che stanno ridefinendo il volto della popolazione italiana. In questo contesto, l’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) a firma della dottoressa Sabrina Prati ha recentemente pubblicato un’analisi approfondita della natalità in Italia, mettendo in luce dati sorprendenti e nuove prospettive di riflessione.

In un’epoca in cui il Paese si trova ad affrontare diverse sfide economiche e sociali, comprendere le tendenze demografiche diventa cruciale per delineare politiche efficaci e garantire un futuro sostenibile per le generazioni a venire. In questo articolo esploreremo i risultati dell’analisi dell’Istat sulla natalità in Italia, evidenziando le implicazioni di questi cambiamenti e come l’eccezione della Provincia Autonoma di Bolzano potrebbe fornire preziosi spunti per invertire la tendenza.

Record negativo dei nati in Italia

Gli ultimi dati Istat, pubblicati alcune settimane fa e riferiti al 2021, evidenziano un drammatico record negativo per i nati in Italia. Per la prima volta dall’Unità d’Italia, il numero di nuovi nati è sceso al di sotto della soglia dei 400mila, con 399.431 bambini registrati, in calo dell’1,3% rispetto al 2020 e quasi del 31% rispetto al 2008, anno di picco più recente per le nascite. La riduzione dei nati totali osservata nel 2020 (-3,6% rispetto al 2019) è solo parzialmente attribuibile agli effetti della pandemia.

Infatti, l’Italia sta affrontando una crisi demografica che affonda le sue radici a metà degli anni Settanta, con la denatalità che si è progressivamente consolidata nel tempo. Conseguentemente, oggi si registra una carenza di centinaia di migliaia di donne in età fertile, ovvero tra i 15 e i 49 anni, che rappresentano le potenziali madri secondo la statistica.

La pandemia ha solamente aggravato una situazione già critica: il tasso medio di figli per donna è sceso a 1,24 nel 2020 (ultimo dato disponibile), rispetto a un valore di 1,27 nel 2019. Il massimo relativo di fecondità degli ultimi anni si è registrato nel triennio 2008-2010, con un tasso di 1,44 figli per donna.

Sempre meno primi figli

 

Nel 2021, i primi figli sono stati 186.485, pari al 46,6% del totale dei nati. Il calo della natalità iniziato nel 2008 ha provocato una progressiva contrazione dei primogeniti, che hanno registrato una diminuzione del 2,9% rispetto al 2020 (-5.657) e del 34,5% rispetto al 2008. Nel medesimo periodo, i secondi e terzi figli sono diminuiti del 26,8%.

La notevole diminuzione dei primogeniti a partire dal 2008 coinvolge tutte le regioni italiane, fatta eccezione per la Provincia Autonoma di Bolzano, dove si osserva un lieve aumento. Secondo l’Istat, questo fenomeno evidenzia le difficoltà incontrate dalle coppie, in particolar modo le più giovani, nel formare una nuova famiglia con figli. Questa è una questione differente rispetto a quella del nuovo millennio, quando la maggior parte delle difficoltà era legata alla transizione dal primo al secondo figlio. Ora, la situazione è cambiata e presenta sfide diverse.

Donne italiane e fertilità: un minimo storico preoccupante

Nel 2021, la natalità delle donne italiane tra i 15 e i 49 anni è prevista con una media di 1,25 figli (era di 1,24 nel 2020), segnando un lieve aumento dopo un lungo periodo di declino che è iniziato nel 2010, quando il tasso più alto è stato registrato con 1,44 figli per donna.

L’Istat sottolinea che per trovare livelli di fecondità così bassi tra le residenti bisogna risalire ai primi anni 2000. In quegli anni, però, la tendenza indicava un recupero dopo il minimo storico di 1,19 figli per donna nel 1995, dovuto in gran parte al crescente contributo delle donne straniere. Ad esempio, nel 2003 la fecondità delle straniere era di 2,47 figli per donna, ben lontana dall’1,87 registrato nel 2021 (leggermente inferiore all’1,89 del 2020).

L’età media per diventare madre si attesta a 31,6 anni

Un’analisi dei tassi di fecondità per età tra il 1995, il 2010 (italiane e residenti totali) e il 2021 (italiane e residenti totali) mostra uno spostamento della fecondità verso età più avanzate. Dal 1995 ad oggi, i tassi di natalità sono aumentati per le donne che hanno superato i 30 anni, mentre continuano a calare per le più giovani. Questo trend è ancora più evidente tra le sole donne italiane, dove se si confronta la natalità del 2021 con quella del 2010, si osserva un recupero solo per le donne a partire dai 35 anni.

Secondo l’Istituto Nazionale di Statistica, la crisi economica ha avuto un impatto diretto sulla frequenza delle nascite. Le donne residenti in Italia stanno rimandando la loro esperienza di maternità ad età sempre più avanzate. Rispetto a 25 anni fa, l’età media al momento del parto è aumentata di oltre due anni, raggiungendo i 32,4 anni. In modo ancor più significativo, l’età media alla nascita del primo figlio è salita a 31,6 anni nel 2021 (più di tre anni rispetto al 1995).

Genitori non sposati per oltre un figlio su tre

In un contesto di natalità in diminuzione, si assiste a un incremento e consolidamento delle nascite fuori dal matrimonio, che nel 2021 ammontano a 159.821 (+14.000 nell’ultimo anno, +47.000 dal 2008), che corrispondono al 39,9% del totale (35,8% nel 2020). Le nascite fuori dal matrimonio sono più frequenti nel Centro (46%), mentre nel Mezzogiorno la percentuale è inferiore (34,8% nel 2021), ma il ritmo di crescita è più sostenuto e sta riducendo le differenze con le altre regioni.

Per i nati da genitori entrambi italiani, la quota di nascite fuori dal matrimonio raggiunge il 43%. Per le coppie miste, il tasso di natalità è più alto se il padre è straniero (37,3%) rispetto a quelle in cui la madre è straniera (31,8%). Per i bambini nati da entrambi i genitori stranieri, la percentuale scende al 26,5%, oltre 16 punti in meno rispetto alle coppie formate da due italiani.

L’aumento della quota dei nati fuori dal matrimonio nell’ultimo anno (+4,1 punti percentuali), superiore alla media degli ultimi dieci anni, può essere messo in relazione al dimezzarsi dei matrimoni tra il 2019 e il 2020. In relazione all’età della madre, le nascite al di fuori del matrimonio rappresentano più della metà per le giovani fino a 24 anni (58,4%) e il 40,2% per le donne tra i 25 e i 34 anni. Per le coppie formate da entrambi italiani, le percentuali aumentano rispettivamente al 71,4% e al 43,8%. A partire dai 35 anni, la quota di bambini nati fuori dal matrimonio si attesta al 35,2% per tutte le coppie e al 36,8% per le coppie formate da entrambi italiani.

Tra i bambini nati fuori dal matrimonio, la maggior parte proviene da coppie di celibi e nubili che non hanno mai contratto matrimonio, costituendo l’84,1% del totale dei nati fuori dal matrimonio nel 2021. Questa percentuale è aumentata di quasi 20 punti rispetto al 2001, rispecchiando il declino dei primi matrimoni negli ultimi 20 anni.

Il caso provincia Autonoma di Bolzano

Le politiche a sostegno della famiglia sono particolarmente evidenti nella transizione alla genitorialità.

Infatti, se consideriamo il numero medio di primi figli per donna, si osserva addirittura un’inversione di tendenza a partire dal 2012.

Mentre l’Italia sperimenta un crollo della fecondità del primo ordine, nella provincia Autonoma di Bolzano (fino al 2011 con valori inferiori rispetto alla media nazionale) la fecondità riferita ai primi figlia cresce superando la media nazionale.

E in Europa?

Qualche cosa si muove,  in paesi come Francia e Germania le politiche sociali (e non solo),  stanno sperimentando una nuova crescita di nascite..

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