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40 Settimane di Gestazione Mamma

Tracciati in gravidanza: cosa sono, quando si fanno e a cosa servono?

La gravidanza è un periodo straordinario nella vita di una donna, caratterizzato da molteplici cambiamenti nel corpo e nella salute del nascituro. Durante questo percorso, i tracciati prenatali svolgono un ruolo fondamentale nell’assicurare il benessere della madre e del bambino. Ma cosa sono esattamente questi tracciati, quando vengono eseguiti e quale è il loro scopo?

In questo articolo, esploreremo in dettaglio i tracciati in gravidanza, rispondendo a domande cruciali. Scopriremo cos’è un tracciato, quando è opportuno farlo durante il periodo di gestazione e quali informazioni essenziali possono fornire ai professionisti della salute. 

Cosa sono i tracciati in gravidanza?

Il monitoraggio cardiotocografico, comunemente noto come tracciato, è un esame diagnostico che ha due principali scopi: valutare lo stato di salute del feto e registrare le contrazioni dell’utero. È un test completamente non invasivo e indolore, sia per la futura mamma che per il nascituro, e non richiede alcuna preparazione specifica prima dell’esecuzione.

La cardiotocografia non è obbligatoria, ma viene solitamente raccomandata, specialmente in determinate situazioni che saranno descritte in dettaglio in seguito. Sebbene non venga generalmente eseguita in modo routinario durante la gravidanza, la maggior parte delle donne la sottopone alla fine della gestazione, a meno che non abbiano un parto anticipato rispetto alla data prevista.

Quando va fatto il tracciato in gravidanza?

Solitamente, il monitoraggio cardiotocografico durante la gravidanza viene effettuato intorno alla data presunta del parto, generalmente a partire dalla 38ª settimana di gestazione. Tuttavia, questa tempistica non è rigida e può variare. In alcuni casi, l’esame può essere anticipato anche a 27-30 settimane, quando sussistono diverse ragioni che richiedono la valutazione delle contrazioni e del battito cardiaco del feto. 

Ecco alcuni esempi di situazioni in cui si può anticipare il tracciato:

  • rischio di parto prematuro,
  • sospette o confermate malformazioni fetali,
  • ipertensione materna,
  • diabete gestazionale,
  • ritardo nella crescita fetale,
  • rottura delle membrane,
  • patologie cardiache della madre,
  • condizioni fetali complesse o sospetto di preeclampsia.

Quanto spesso si eseguono i tracciati?

Anche questa frequenza può variare. Di solito, viene programmata una sessione di monitoraggio a settimana, al fine di avere un quadro completo della gravidanza. Tuttavia, il numero di tracciati può aumentare se ci sono particolari condizioni che richiedono una sorveglianza più frequente, come nel caso del ritardo nella crescita del feto.

Come si effettua il tracciato in gravidanza?

Durante la procedura del monitoraggio cardiotocografico, la futura madre è posizionata su un lettino o può scegliere di sedersi su una poltrona, con l’addome esposto. Due sonde vengono posizionate sull’addome e fissate con una fascia elastica: la prima sonda è una sonda ecografica che utilizza ultrasuoni, simili a quelli utilizzati nelle ecografie, per registrare il battito cardiaco del feto; la seconda sonda è un sensore che rileva le contrazioni uterine ed è posizionato nella zona dell’utero più vicina al fondo.

I segnali rilevati da entrambe le sonde vengono trasmessi a un monitor e registrati su un foglio di carta. Questo processo è simile all’aspetto di un elettrocardiogramma (ECG), ma con due linee. La prima linea rappresenta la frequenza cardiaca del feto, mentre la seconda indica l’attività contrattile dell’utero.

Normalmente, il battito cardiaco fetale è più veloce rispetto a quello di un adulto, con una frequenza tra 120 e 160 battiti al minuto (bpm) considerati nella norma. Variazioni di circa 15 battiti in più o in meno sono considerate normali e addirittura auspicabili. Pertanto, è preferibile che il feto sia sveglio durante il monitoraggio, poiché durante il sonno il cuore mostra un ritmo più regolare, mentre durante la veglia si possono osservare variazioni nella frequenza.

La linea corrispondente alle contrazioni apparirà piatta se non ci sono contrazioni durante il monitoraggio, mentre mostrerà picchi quando si verificano le contrazioni uterine. L’altezza dei picchi rappresenta l’intensità della contrazione, solitamente rappresentata con il valore massimo di 100.

Tracciato in gravidanza: tempi e costi

La durata standard di un monitoraggio cardiotocografico è di almeno 30 minuti, ma può essere estesa a seconda delle circostanze.

È importante notare che il monitoraggio cardiotocografico non è soggetto a costi aggiuntivi dopo la 41ª settimana di gravidanza, in quanto è incluso nell’elenco degli esami gratuiti durante la gravidanza. Tuttavia, è consigliabile informarsi presso la struttura sanitaria in cui hai pianificato di partorire, poiché è lì che effettuerai questo esame.

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